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Brics - Picchi - Poesias de Luca Martin Poetto

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Brics - Picchi - Poesias de Luca Martin Poetto. Chasque cima al vèi de parcors per lhi arribar, chasque poesia un charge d’esperienças per la composar e coma iquen lo parcors dins lo sens material e aquel poetique ilhs se meiclon en traversent la montanha per monar en se elevent pas mesquè d’altituda mès bèle al nivèl d’attituda. Chambra d'Òc.

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Data sheet

TypePaperback
Year2020
LanguageOccitan + Italian
Pages100
Format12 x 19,5 cm
DistributorChambra d'Òc

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Brics - Picchi - Poesias de Luca Martin Poetto


Chasque cima ilh vèi de parcors per lhi arribar, chasque poesia un charge d’esperienças par la composar. Brics se vòl ésser un aise per se connectar al monde litterari de l’Occcitania granda. Aqueste jove autor neissut a Turin, a chausit  de tornar en Val Cluson, travalha au licèu de Briançon e al es engatjat per Valorizar e far viure lo territòri alpens piémontés.


"Coma d’agulhas, la luna  cassa sos raions / dins al fuèlhatge en tricotent la nuèit / sus los liçòls blancs."


Presentacion de Matteo Rivoira / prefaci de Franc Bronzat. Tèxt occitan-italian.


Editing by Chambra d'Òc (Italy).


Brics: ogni cima vuole più percorsi per essere raggiunta, ogni poesia un carico di esperienze per essere composta e cosi i percorsi in senso materiale e poetico si mescolano attraversando la montagna per salire elevandosi non soltanto d’altitudine ma anche d’attitudine. Brics vuole essere anche un attrezzo utile per connettersi al mondo letterario dell’ occitania francesee per questo si spiega la scelta della grafia normalizzata, un modo per uscire dall’ isolamento territoriale e culturale delle nostre valli.


The author:

Poetto Luca Martin nasce il ventisei Febbraio del 1989 a Torino, diplomato al liceo sociopsicopedagogico, una volta terminate le scuole in città ha deciso di tornare e ristabilirsi in Val Chisone nel villaggio della sua famiglia. Impara l’occitano da suo nonno e dalla gente del villaggio, ha lavorato per lo sportello linguistico dell’occitano con associazioni di cultura locale. Ha incominciato un lavoro di inchiesta sulla lingua e la cultura della Val Chisone con l’intento di realizzarne un dizionario generale. Interessato alla danza e alla musica popolare, studia la ghironda e con amici ha creato il gruppo folk-rap “Bogianen”. Membro del soccorso alpino e guida escursionistico ambientale, lavora attualmente in un liceo a Briançon ed è ingaggiato nella valorizzazione del territorio alpino piemontese sotto gli aspetti storici, culturali, linguistici e ambientali.


Presentazione a cura di Matteo Rivoira:

Le poesie di Luca Martin Poetto si inseriscono senza difficoltà nel solco della tradizione letteraria occitana cisalpina. Egli ne riprende i temi e le linee di sviluppo e, tra questi, l’inevitabile evocazione della montagna che è menzionata sin dal titolo: Brics. Estremità superiore di un’opposizione tra l’alto e il basso, tra le cime e la pianura, che innerva e sostanzia la produzione poetica di queste valli, perché è la stessa opposizione che attraversa la loro storia, soprattutto quella più recente. La discesa a valle è vissuta in termini di alienazione, una sorta di trauma collettivo (a osare parole forse eccessive) che idealmente potremmo far risalire al momento in cui le valli, culturalmente e linguisticamente secolarmente rivolte alle terre transalpine, si trovano da queste isolate e rivolte invece verso la pianura e i suoi centri, linguisticamente e culturalmente diversi, come diverse erano le condizioni di vita che offrivano. Una ferita la cui cicatrice rimane e, attraverso le generazioni, si ripropone – sul piano poetico, se non esistenziale – a un giovane che sceglie con riconoscenza la lingua del nonno (Sènher; La velhaa), prima per parlare e poi per creare: Fraire Cluson coma tu / L’es una vita que vauc aval / Sença janmai quitar cèstas montanhas (Fraire Cluson).


La creazione assume, inevitabilmente, toni rivendicativi:

Los autris escapats à cherchar l’America iqui-bas dins la plana: / D’un caire las eitièlas / De l’autre los ribans. / Un puèple sença conciènça D’una tèrra sença puèple (Siuc d’eici). Sioux di qui/sono di qui: identificazione con i vinti della storia, ma al contempo voce che trova nella lingua di questi lo strumento per raccontare un mondo diverso, che potrebbe essere (e forse non sarà mai). Non si illude, tuttavia, Poetto: la lingua da sola non salva dall’alienazione: E la lenga es pas la clau (La ròida); Mistral è lontano (e purtuttavia ancora inevitabilmente sullo sfondo).

Non solo alienazione e racconto mitico di ciò che non è stato, però, ma anche momenti di quiete e di gioia, che aprono – questi sì – alla possibilità di un mondo diverso: lo poaile alumat, / Aic mon vèire plen, / De caire ma vèça duerm ben. / Mon cuer es apaizat (Apaizat).

Sullo sfondo il crinale dei monti, che lungi dall’essere un confine invalicabile, è luogo di passaggio, come lo è il Monginevro in A la Rèina.

È possibile riappropriarsi della propria lingua e di una cultura originale e attraverso questa riappropriazione ricomporre il trauma? Probabilmente no. Non si ricostruisce un passato, che peraltro si vorrebbe emendato dalla povertà, dall’assenza di prospettive e di mobilità sociale. Non si rivitalizza una lingua senza il concorso della comunità nella sua interezza (e forse delle istituzioni). Non torneranno dunque mai le rondini (En agachent las alandras)? La domanda rimane sospesa, ma l’attesa apre alla resistenza: le montagne sono lì e si possono risalire seguendo i sentimenti e cercando nell’eredità ricevuta la sostanza per vivere diversamente il presente.

La lingua diventa allora strumento per narrare poeticamente (e creare) questa possibilità di ritrovare verso l’alto la via di fuga dall’alienazione, e la lingua si salva, a sua volta, trovando sulla pagina scritta uno spazio per esistere. Il nipote-poeta ha fatto fruttare la sua eredità e grazie alla sua creatività il solco della tradizione letteraria si fa più largo e accogliente e questo è un bene per la cultura delle nostre valli.

                      Matteo Rivoira.

Extracts:


Nuanças  (audio extract)

Al calabrun
ariba la bass’ora,
e s’ilh s’eilonja l’ombra
derrèire l’eichina
la vòl dire qu’un marcha vèrs lo solelh.
Si l’es vèr que la se nais
entre planhs en plorent,
abo la jòi tot à l’anviron;
mon but sarè d’aguer viscut
en manièra de muorir en rient,
environat dal plor.
Sabatz, las eitièlas las se vean melh:
quand lo lum s’aclina.
Mesme si la nuèit siai sombra,
sença rancura
un crenh pas nun.


Sfumature

Al tramonto
quando arriva l’imbrunire,
se si allunga l’ombra
dietro la schiena
significa che si va verso il sole.
Se è vero che si nasce
tra lamenti piangendo,
ma con la gioia attorno;
il mio obbiettivo sarà di aver vissuto
in maniera di morire ridendo,
circondato dal pianto.
Sapete, le stelle si vedono meglio:
quando la luce si lascia sopraffare.
Nonostante la notte sia oscura,
senza rancore
non si teme nessuno.


Chasteaus en aire  (audio extract)
Rèina de ma fabla
sus la blancha paja
sentiments se fan motz
efemères coma mos
chasteaus de sabla
sus la blancha plaja.
Astimo mai los bastir din l’aire
d’ont ilhs se desputon la plaça
abo trons e briors d’auraç
sus la tèrra ilhs sobron pas gaire
entre correntas perfondas
que tracaçon çò que la lh’a en surfaça
en levent autas las ondas.
La mar coma l’amor tot eifaça.


Castelli in aria
Regina della mia favola
sulla bianca pagina
sentimenti si fanno parole
effimere come i miei
castelli di sabbia
che costruisco sulla bianca spiaggia.
Preferisco costruirli in aria
ove si contendono il posto
con tempeste e colpi di vento
poiché sulla terra non durano molto
tra correnti profonde
che agitano la superficie
alzando alte le onde.
Il mare come l’amore tutto cancella.

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